La Madonna... in carcere.
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In occasione del “pellegrinaggio” della Madonna di Lourdes nel nostro territorio già tanto si è letto e parlato di Maria Madre in una Chiesa in cammino. Come scriveva Benedetto XVI riferendosi al suo predecessore dopo la morte “Una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane... una Chiesa che secondo il suo insegnamento ed esempio, guarda con serenità al passato e non ha paura del futuro”. Ebbene Maria, la Madre di questa nostra Chiesa, fra le tante tappe ampiamente illustrate ne ha fatta una anche nel carcere circondariale di Forlì, ricordandoci che loro, i detenuti, e noi tutti costituiamo un unico popolo di Dio. E tutti abbiamo bisogno di aiuto, di sostegno di comprensione: persone comuni, persone fragili... grazie Maria di questa riflessione. Non più di qualche mese fa qui, dentro il carcere, in questa stessa chiesa il nostro Vescovo, venendo a colloquiare, a fare catechesi, ad approfondire riflessioni sulle beatitudini (tra l'altro molto seguite e apprezzate) diceva che questo è un luogo privilegiato della Chiesa, e si soffermava soprattutto sulla figura di Gesù. Ebbene inimmaginabile descrivere l'emozione, l'intensità di quell'afoso pomeriggio in quella chiesa gremita da uomini e donne ragazzi e ragazze (sono quasi tutti giovani). Ho visto e toccato con mano quale sia la potenza di quella Madre, ho visto lacrime, occhi lucidi, un'intensitā diversa nei loro volti e tanta tantissima commozione. Roba da far venire la pelle d'oca. Sicuramente quell'immagine, quella Madre, non solo ha toccato i loro cuori, ma glieli ha messi in subbuglio come poi alcuni hanno confermato, quali sentimenti, pensieri o ricordi siano passati per le loro menti non è certamente a me dato sapere. La potenza della fede? Ma quale fede? Quella della disperazione? La fede che ti fa cercare quello che ti è nascosto e non riesci a vedere o capire? Quello che per chissà quale motivo non hai mai potuto capire? La fede che senza nessuna vergogna grida pietà a quel suo Figlio che è capace di fare miracoli? Oppure quella fede che è semplicemente vedere quel Cristo o quella sua Madre che amorevolmente gli dice: coraggio alzati? E ricollegarci ancora a quelle parole del Vescovo: “Beati gli afflitti..., beati gli umili..., beati quelli che hanno fame e sete della giustizia..., beati i misericordiosi...” (Matteo 5, 3-10). Una persona fragile in momenti difficili non ha forse bisogno di sostegno? E noi sani che viviamo in momenti "normali" non è forse vero che siamo spesso tentati di impostare il rapporto con Dio per ottenere benefici o interessi o visibilità o gloria personali piuttosto che per riconoscere la Sua grandezza, la Sua misericordia, il Suo amore, la Sua comprensione? Una parabola, fra le tante che inquieta e fa riflettere, nel Vangelo di Luca (10, 29-37): lungo la via da Gerusalemme a Gerico né un sacerdote, né un levita videro la necessità di fermarsi di fronte al volto di un uomo percosso e abbandonato ai margini della strada... Che combinazione, quelli più vicini a Gesù sono quelli che meno lo vedono e che non lo riconoscono in quel volto sofferente. Occasione perduta! Quello era il loro prossimo. I bordi delle nostre strade nella quotidianità non sono forse pieni di esseri umani che troppe volte non si vorrebbero vedere... ma proprio quelli segnano con forza la direzione giusta verso Gerusalemme. Il miracolo della nostra fede non sta forse qui? Farsi testimonianza forte e concreta in tutte le direzioni della nostra e altrui umanità. Luigi Dall'Ara
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